~ Oggi Cucino Io! ~

Posts written by Onda del Mare

view post Posted: 21/2/2009, 22:34 TANTI AUGURI FORUM!!!!!!! - I Nostri Compleanni
Tanti auguri a tutto il forum per il suo anno di età!
Scusatemi per il ritardo, spero che gli auguri siano ben accetti lo stesso...
In così poco tempo questo forum ha fatto un successo enorme...veramente complimenti!!!
Un abbraccio e buona serata, ancora auguriiiiiiiiiii
view post Posted: 21/2/2009, 22:32 Buon compleanno Onda del Mare!!! - I Nostri Compleanni
Grazie di cuore a tutti voi per la bellissima sorpresa che mi avete fatto!

grazie davvero :wub:

Un abbraccio a tutti e buona serata!

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view post Posted: 12/10/2008, 14:57 Che orrore...leggete tutti... - News Eno-gastronomiche
è veramente assurdo...queste sono tutte marche che penso siano sempre state sulle tavole di tutti noi...non ho parole... :cry:
view post Posted: 12/10/2008, 09:44 Che orrore...leggete tutti... - News Eno-gastronomiche
Avete sentito ultimamente le notizie sui formaggi scaduti e riciclati???? (e fossero solo formaggi quelli che riciclano!)
Vi consiglio di leggere questi articoli.............


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CREMONA - Nel formaggio avariato e putrefatto c'era di tutto. Vermi, escrementi di topi, residui di plastica tritata, pezzi di ferro. Muffe, inchiostro. Era merce che doveva essere smaltita, destinata ad uso zootecnico. E invece i banditi della tavola la riciclavano. La lavoravano come prodotto "buono", di prima qualità.

Quegli scarti, nella filiera della contraffazione, (ri) diventavano fette per toast, formaggio fuso, formaggio grattugiato, mozzarelle, provola, stracchino, gorgonzola. Materia "genuina" - nelle celle frigorifere c'erano fettine datate 1980! - ripulita, mischiata e pronta per le nostre tavole. Venduta in Italia e in Europa. In alcuni casi, rivenduta a quelle stesse aziende - multinazionali, marchi importanti, grosse centrali del latte - che anziché smaltire regolarmente i prodotti ormai immangiabili li piazzavano, - senza spendere un centesimo ma guadagnandoci - a quattro imprese con sede a Cremona, Novara, Biella e Woringen (Germania).

Tutte riconducibili a un imprenditore siciliano. Era lui il punto di riferimento di marchi come: Galbani, Granarolo, Cademartori, Brescialat, Medeghini, Igor, Centrale del Latte di Firenze. E ancora: Frescolat, Euroformaggi, Mauri, Prealpi, e altre multinazionali europee, in particolare austriache, tedesche e inglesi. E' quello che si legge nell'ordinanza del pm cremonese Francesco Messina. Un giro da decine di milioni di euro. Una bomba ecologica per la salute dei consumatori.

Le indagini - ancora aperte - iniziano due anni fa. A novembre del 2006 gli uomini della Guardia di Finanza di Cremona fermano un tir a Castelleone: dal cassone esce un odore nauseabondo. C'è del formaggio semilavorato, in evidente stato di putrefazione. Il carico è partito dalla Tradel di Casalbuttano ed è diretto alla Megal di Vicolungo (Novara). Le due aziende sono di Domenico Russo, 46 anni, originario di Partinico e residente a Oleggio. E' lui l'uomo chiave attorno al quale ruota l'inchiesta. E' lui il dominus di una triangolazione che comprende, oltre a Tradel e Megal, un terzo stabilimento con sede a Massazza, Biella, e una filiale tedesca. Tradel raccoglie, sconfeziona e inizia la lavorazione. Megal miscela e confeziona. A Casalbuttano i finanzieri trovano roba che a vederla fa venire i conati. Prodotti caseari coperti da muffe, scaduti, decomposti e, peggio ancora, con tracce di escrementi di roditori. Ci sono residui - visibili a occhio nudo - degli involucri degli imballi macinati. Dunque plastica. Persino schegge di ferro fuoriuscite dai macchinari. La vera specialità della azienda è il "recupero" di mozzarelle ritirate dal mercato e stoccate per settimane sulle ribalte delle ditte fornitrici, di croste di gorgonzola, di sottilette composte con burro adulterato, di formaggi provenienti da black out elettrici di un anno prima. "Una cosa disgustosa - racconta Mauro Santonastaso, comandante delle fiamme gialle di Cremona -. Ancor più disgustoso - aggiunge il capitano Agostino Brigante - , è il sistema commerciale che abbiamo scoperto".

Non possono ancora immaginare, gli investigatori, che quello stabilimento dove si miscela prodotto avariato con altro prodotto pronto è lo snodo di una vera e propria filiera europea del riciclaggio. Mettono sotto controllo i telefoni. Scoprono che i pirati della contraffazione sono "coperti" dal servizio di prevenzione veterinaria dell'Asl di Cremona (omessa vigilanza, ispezioni preannunciate; denunciati e sospesi il direttore, Riccardo Crotti, e due tecnici).

Dalle intercettazioni emerge la totale assenza di scrupoli da parte degli indagati: "La merce che stiamo lavorando, come tu sai, è totalmente scaduta... ", dice Luciano Bosio, il responsabile dello stabilimento della Tradel, al suo capo (Domenico Russo). Che gli risponde: "Saranno cazzi suoi... " (delle aziende fornitrici, in questo caso Brescialat e Centrale del Latte di Firenze, ndr). Il formaggio comprato e messo in lavorazione è definito - senza mezzi termini - "merda". Ma non importa, "... perché se la merce ha dei difetti. .. io poi aggiusto, pulisco, metto a posto... questo rimane un discorso fra me e te... " (Russo a un imprenditore campano, si tratta la vendita di sottilette "scadute un anno e mezzo prima"). Nell'ordinanza (decine le persone indagate e denunciate: rappresentanti legali, responsabili degli stabilimenti, impiegati, altre se ne aggiungeranno presto) compaiono i nomi delle aziende per le quali il pm Francesco Messina configura "precise responsabilità".

Perché, "a vario titolo e al fine di trarre un ingiusto profitto patrimoniale, hanno concorso nella adulterazione e nella contraffazione di sostanze alimentari lattiero-casearie rendendole pericolose per la salute pubblica". Il marchio maggiormente coinvolto - spiegano gli investigatori - è Galbani, controllato dal gruppo Lactalis Italia che controlla anche Big srl. "Sono loro i principali fornitori della Tradel. Anche clienti", si legge nell'ordinanza. Per i magistrati il sistema di riciclaggio della merce si basa proprio sui legami commerciali tra le aziende fornitrici e la Tradel. Con consistenti vantaggi reciproci. Un business enorme: 11 mila tonnellate di merce lavorata in due anni. Finita sugli scaffali dei discount e dei negozi di tutta Europa. Tremila le tonnellate vendute in nero. E gli operai e gli impiegati? Erano consapevoli. Lo hanno messo a verbale. Domanda a un'amministrativa: "Ha mai riferito a qualcuno che la merce era scaduta o con i vermi?". Risposta: "No, tutti lo sapevano".

(4 luglio 2008)


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Se seguite solo la TV, non sapete certo nulla dello scandalo dei formaggi. I nostri TG ne hanno appena fatta menzione: sia mai che i loro inserzionisti pubblicitari abbiano a risentirne. Eppure, lo scandalo è enorme e si sta allargando a mezza Europa. In due parole, pare che una grossa azienda italo-europea raccogliesse formaggi scaduti, li rilavorasse, e li rivendesse a grandi marchi che poi ce li ripropinavano al supermercato sotto casa. Per scaduti, si intende anche del 1980. Per grandi marche, si intende anche Galbani, Granarolo, Prealpi.

Vermi, escrementi di topo, pezzi di plastica e metallo, muffa: questo ci siamo mangiati.

I tiggì tacquero doverosamente anche sullo scandalo dei dolciari, nel 2005: in cui milioni di uova marce, scadute, avariate e persino col pulcino dentro venivano impiegate per la produzione di "ottimi" pandori e merendine.

La spiegazione è sempre l'avidità, o il risparmio. Ma non è del tutto vero. Stiamo scoprendo che la nostra civiltà, più che quella dei prodotti, è quella dei rifiuti. Ci siamo mai chiesti dove finiscano le tonnellate di prodotti alimentari scaduti? Doverosamente in discarica? Eppure, smaltire costa. Chi paga? E chi, invece, ha pensato che forse sarebbe meglio guadagnarci su, invece di pagare?

Tanto di termovalorizzatori ce ne sono tanti, due o tre anche dentro casa vostra. E non è un'invenzione moderna: ci pensarono almeno 70 anni fa, a farci termovalorizzare personalmente ciò che invece costava moltissimo smaltire. I pionieri del settore furono le industrie dell'alluminio, che si ritrovavano con un sottoprodotto velenosissimo, il fluoro, da dover smaltire. Un odontoiatra su MedicItalia spiega com'è andata. Fatto sta, che ci ritroviamo da decenni col fluoro nell'acqua (in USA) o nelle pastiglie e nei dentifrici (in Europa). I produttori di alluminio ringraziano per i quattrini risparmiati, così come i supermercati e i produttori di uova e formaggi.

Certo però che, visto che dobbiamo scrupolosamente termovalorizzare a pranzo e a cena, potrebbero almeno concederci le sovvenzioni CIP6...


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PIACENZA - Quando gli uomini della Guardia di Finanza trascrivono le intercettazioni, quasi non credono alle loro orecchie. Chi è il rappresentante legale e amministratore unico dell'azienda che ricicla formaggi avariati e scaduti? Semplice, l'ex comandante della stazione dei carabinieri. E chi certifica, passando a bere un caffè, che è tutto a posto, nonostante le celle frigorifere trabocchino di tonnellate di merce con dentro insetti, larve, escrementi e carcasse di topi, muffe, pezzi di plastica? Semplice: il veterinario dell'Asl.

È talmente disinvolto, il medico, con i banditi della tavola, da "dimenticarsi" i timbri dell'Asl di Piacenza - dov'è tuttora tranquillamente in servizio - in un cassetto della scrivania, nell'ufficio contabilità del caseificio. E così da controllore è diventato controllato. C'è anche lui nel fascicolo con cui la Procura piacentina (pm Antonio Colonna) scrive ora una nuova e ricca pagina nell'inchiesta sui formaggi avariati avviata due anni fa dai colleghi di Cremona (pm Francesco Messina).

Lo scenario ricostruito dagli investigatori è inquietante. Decine di tonnellate di scarti di formaggio piene di schifezze ritirate da grosse aziende (Granarolo, Ferrari Giovanni industria casearia, Zanetti) e mischiate a prodotto fresco: un sistema collaudato con cui la DELIA, stabilimento a Monticelli D'Ongina, sede legale a Milano in piazza IV Novembre, riesce a piazzare sul mercato italiano e europeo il suo prodotto finito. Che vuol dire soprattutto: formaggio grattugiato. Come? Vendendolo a aziende che lo confezionano in buste a marchio "Galbani", "Ferrari", "Medeghini", solo per citarne alcuni. O direttamente al cliente finale, come nel caso di "Biraghi" o "Prealpi".

Il giro è enorme, e abbraccia mezza Europa (Spagna, Austria, Germania, Francia, Belgio). Una ventina di milioni di euro il volume d'affari della società, collegata a altre tre aziende di cui due con sede a Barcellona (Compinque S. L. e Quederlac S). Sono tutte riconducibili a Alberto Aiani, cinquantatreenne di Casalbuttano. Il paese in provincia di Cremona dove l'ex ufficiale dell'Arma Francesco Marinosci, pugliese di Francavilla, cremonese d'adozione, - prima di darsi al formaggio e diventare socio di Aiani nella DELIA - dirigeva la stazione dei carabinieri. Ieri usava l'utilitaria in dotazione, guadagnava un moderato stipendio. Oggi gira in Jaguar e, si capisce, ha implementato le sue entrate.

Con Aiani e un'impiegata dell'azienda - per ora sono denunciati - Marinosci dovrà rispondere del reato di adulterazione e contraffazione di sostanze alimentari con rischio di danno per la salute pubblica. Ma c'è dell'altro. Sulle triangolazioni pericolose con cui DELIA acquistava "merda" - termine usato dai truffatori per indicare il prodotto avariato, dalle intercettazioni del primo troncone di inchiesta condotta dalle fiamme gialle guidate dal comandante Mauro Santonastaso - il compito di vigilare, si fa per dire, spettava a un veterinario dell'Asl piacentina: Luciano Dall'Olio (falso e abuso d'ufficio). Il medico non è esattamente un guardiano scrupoloso.

Di più: alla DELIA in pratica si autocertificano. Con il timbro del competente servizio veterinario. Per ricomporre il quadro che emerge dalle pieghe dell'inchiesta non c'è bisogno di aggiungere molti altri tasselli. Né confortano le "spigolature" venute alla luce nel corso delle indagini (già arrestate quattro persone, sigilli alla Tradel di Casalbuttano, la prima azienda "riciclona" del siciliano Domenico Russo). Per esempio: possibile che il legale di Andrea Chittò, veterinario dell'Asl di Cremona, anche lui accusato di reggere il gioco dei truffatori e sospeso dal servizio, nella memoria difensiva produca la testimonianza del comandante dei Nas di Cremona, Raffaele Marongiu?

In Procura ormai ne sono convinti: il sistema della truffa del formaggio avariato ha continuato e continua a funzionare grazie alla connivenza-complicità di chi dovrebbe controllare e però si fa chiudere gli occhi. Così la "pattumiera" funziona a pieni giri: ritira roba scaduta e marcita, e la ripulisce sotto forma di formaggio fuso che poi viene fatto raffreddare e venduto in panetti (delimix) alle grosse aziende.

Il prodotto finisce nelle grattugie. Si ottiene il lavorato finale: il formaggio grattugiato. Non deriva, ovvio, né da parmigiano né da grana padano o da altri formaggi duri fatti direttamente con il latte, ma da un "fuso" insaporito a seconda della percentuale di croste o scarti immessi nella fusione. Eccole, riempite con il prodotto delle due aziende-pirata, le classiche buste di grattugiato che finiscono sulle nostre tavole. "Di aziende come queste c'è pieno - dice un investigatore anti-frode - e i grandi marchi se ne servono abbondantemente. È un sistema di vasi cinesi che va combattuto e stroncato. I ministeri della Salute e dell'Agricoltura, adesso, dovrebbero intervenire pesantemente".

(5 settembre 2008)


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Stavolta si tratta dei preparati grattugiati, su cui c'è scritto "parmigiano, pecorino, grana" e invece contengono insetti, larve, escrementi e carcasse di topi, muffe, pezzi di plastica oltre a vecchi formaggi riciclati dagli scarti della grande distribuzione. Le marche? Granarolo, Galbani, Medeghini, Biraghi, Prealpi.

Insomma, nulla di nuovo rispetto alle porcherie scoperte un paio di mesi fa: il riciclaggio continua, lasciando noi umani a termovalorizzare gli scarti conseguenti all'immane spreco generale e consentendo en passant ai soliti furbi di farsi la Jaguar.

La lezione che se ne può trarre è sempre la stessa: alimenti basic, niente di preparato o pronto, meno manipolazioni possibili, e trasformare in casa. Non che gli alimenti basic siano immacolati (intendo uova, farina, zucchero, parmigiano, pomodori ecc.), ma almeno non vi viene deliberatamente inserita la monnezza.

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Qui invece c'è lo scandalo delle uova marce di qualche anno fa

PARTONO GLI INTERROGATORI SULLE UOVA MARCE

Gli ovoprodotti utilizzati nella produzione di merendine, panettoni,
pasta:
gravi i rischi per la salute dei consumatori


Sono iniziati i primi interrogatori per le 27 persone arrestate ed i 61
indagati
per lo scandalo del riciclaggio delle uova marce.
Ieri è stato il giorno degli avvocati difensori, dopo il blitz che l'altra
mattina ha portato i Carabinieri del Nas di Bologna a smantellare una vera
organizzazione malavitosa dedita al commercio di uova marce, alcune anche
con muffe e parassiti, che venivano vendute e finivano per essere
utilizzate
nella produzione di prodotti alimentari (merendine, panettoni, pasta) e
che
ha visto coinvolte 13 aziende di sette diverse regioni italiane, con il
Veneto
pesantemente interessato (l'operazione ha coinvolto tre aziende storiche
della filiera delle uova a Verona: l'"Uovador" della famiglia Pasquali,
uno
dei leader europei del mercato delle uova fresche con qualcosa come 4
milioni
di uova al giorno; la "Agricola Tre Valli" del Gruppo Veronesi esistente
da 30 anni e con 100 dipendenti, la "Volcar" di Sona; e la "Biovo" di
Treviso;
e con tre persone in carcere ed una ai domiciliari).

Una sfilza di legali al lavoro da Bologna alle Procure delle varie Regioni
interessare (Emilia Romagna, Lazio, Umbria, Marche, Lombardia, Piemonte e
Veneto). Per il momento il Giudice per le Indagini Preliminari presso il
Tribunale di Bologna, Grazia Nari, che ha emesso i provvedimenti, ha
sentito
solo gli indagati bolognesi ed emiliani.
Domani il giudice dovrebbe firmare le rogatorie che permetteranno gli
interrogatori
di garanzia per tutti gli altri imputati da parte delle Procure della loro
provincia di residenza.
Una vicenda gravissima, anche perché va a colpire uno dei settori più
floridi
dell'economia del Triveneto, quello alimentare. Non è un caso, infatti,
che
la provincia più interessata dall'operazione dei Nas sia proprio Verona.

Gli avvocati ieri hanno chiesto il dissequestro dei macchinari,
soprattutto
sgusciatrici (macchine che rompono le uova e tolgono il guscio),
sequestrate
l'altra mattina dai Nas.
La risposta del Tribunale di Bologna dovrebbe arrivare entro i primi
giorni
della prossima settimana.

L'indagine della Procura bolognese, partita dalla scoperta in un deposito
emiliano di uova marce, e dal furto avvenuto pochi mesi dopo di una
ventina
di autobotti per il trasporto dell'ovoprodotto, ha portato i carabinieri
dei Nas, dopo due anni di indagini, con pedinamenti, intercettazioni
telefoniche,
e controlli nelle aziende, a sgominare una vera e propria banda che,
costituita
a Bologna, si era sviluppata in tutto il centro-nord con ramificazioni e
complicità anche all'estero.
E contava sulla compiacenza di aziende specializzate nello smaltimento dei
rifiuti pericolosi, che attestavano falsamente l'avvenuta distruzione
delle
uova putrefatte, che in realtà venivano riciclate per la produzione di
alimenti.

Il tutto con gravi rischi per la salute dei consumatori, come accertato
dalle
analisi scientifiche compiute dai Nas in collaborazione con l'Istituto
superiore
di Sanità e l'istituto Zooprofilattico sperimentale della Lombardia e
dell'Emilia
Romagna.Gravissimi i capi d'imputazione, si va dall'associazione per
delinquere,
all'adulterazione e contraffazione di sostanze alimentari, al furto
aggravato
e ricettazione.
Nell'operazione sono stati sequestrati anche 32 milioni di uova, 60
tonnellate
e mezzo di ovoprodotto, 2500 tonnellate di sottoprodotti di origine
animale
e alcuni macchinari.
Un malaffare nel quale è rimasta coinvolta anche il fior fiore
dell'Avicoltura
italiana, nella maggior parte dei casi inconsapevolmente e spesso a sua
volta
vittime della truffa di fornitori infedeli.

Sull'inchiesta è da registrare una nota di Flavio Tosi, e Elena Donazzan,
assessori alla sanità e alla sicurezza alimentare della Regione Veneto che
sottolineanno come «l'inchiesta che ha portato ai sequestri degli
ovoprodotti
riguardi vicende di due anni fa.
È un evento legato al passato e quindi superato.
È assolutamente marginale rispetto alla quantità e alla qualità delle
produzioni
venete.
I cittadini possono tranquillamente continuare a consumare prodotti veneti
garantiti da un sistema di controlli pubblici sulla qualità degli alimenti
la cui validità è stata riconosciuta dagli stessi Nas e magistrati
inquirenti».

«Pur trovandoci davanti a fatti molto gravi - sottolineano i due assessori
regionali - in nessuna maniera siamo di fronte ad un fenomeno o ad una
vicenda
che interessi strutturalmente il settore, quindi non c'è alcun allarme,
anzi
quello che emerge è un positivo intervento dei sistemi di controllo a
tutela
dei consumatori ed un mirato intervento delle forze dell'ordine».

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LA GUERRA DELLE UOVA

Era una consolidata tradizione quella di tirare le uova marce la sera
della
prima alla Scala sulle pellicce delle sciure milanesi.
Mario Capanna era in prima fila, tra i lanciatori Sessantottini. Ne
comprava
al mercato un buona scorta, ha ammesso. Costavano pochissimo.
Del resto, erano destinate alla discarica.
A Parma, in anni ormai lontani, i loggionisti più intransigenti e
scatenati
le tiravano sul palco, contro il tenore stonato.
Bersagli di questo sport del lancio puzzolente se ne rintracciano fin che
volete nelle cronache politiche e mondane. Impietosi paparazzi hanno
fissato
immagini crudeli di furia repressa o di finta disinvoltura: tuorli e
albumi
colanti tra sorrisi raggelati

I tempi cambiano.
La fine delle ideologie o forse la carenza di tiratori scelti e
determinati,
ha prosciugato la moda riducendola a rari casi.
Oggi le uova marce si portano direttamente in tavola.
Con meno clamore, anzi di soppiatto, con l?intento di guadagnarci su.
Non è una forma di risparmio energetico di certi produttori, un modo di
fare
ergonomia e profitti con la stessa merce, no, questa è criminalità pura.

E bene ha fatto la tv a mostrarci la merce marcia: dai gusci fradici
uscivano
vermi guizzanti, da altri embrioni di pulcini putrefatti, e ancora e
ovunque
liquidi giallastri. Sequestrati trentadue milioni di uova in tredici
province,
seicento quintali di ?ovoprodotti? adulterati, 2500 tonnellate di
schifezze
di origine animale.
Sessanta imputati, venti in carcere e speriamo che siano tutti. Ecco una
sacrosanta funzione della stampa, contribuire a farli diventare famosi,
loro
e i loro marchi sporchi.

Notizie così venivano quasi sempre dal Sud: bande di contraffattori,
avvelenatori,
speculatori specializzate nel frodare soldi sulla salute della gente.
Qui invece siamo al Nord, a Bologna la sede della gang, patria delle
tagliatelle
e delle buone maniere.
Adesso c?è la corsa per capire in quali dolci, merendine, gelati e lasagne
sono finiti quegli intrugli velenosi.
E i Nas avvertono: la tossicità potrebbe manifestarsi anche dopo anni.
Dieci,
venti.
Complimenti per la brillante operazione.
E brave le grandi industrie, indignate e preoccupate: la sicurezza è la
cosa
più importante per noi, dicono la Barilla, la Bauli e altri grandi marchi
e rassicurano che i controlli sono fitti e continui.
E? vero che la filiera della sicurezza nelle grandi industrie è garantita.

L?industria non può permettersi sgarri e mascalzonate: rischierebbe la
chiusura,
la catastrofe di sé e dei propri prodotti.
L?immenso comparto agro alimentare, sano dalla produzione alla
distribuzione,
formato da migliaia e migliaia di piccoli e meno piccoli operatori, per
primo
deve tutelarsi contro i criminali del cibo, stanandoli, isolandoli,
denunciandoli.

Si parla di un? Agenzia per la sicurezza alimentare.
Ben venga.
Se può servire a scoraggiare, individuare, perseguire.
Brillat Savarin, gran gourmet dell?Ottocento, nella sua ?Fisilogia del
gusto?
tratta l?uovo così: ?Un cuoco che non sappia trasformare un uovo in
emozione
e passione fa torto alla sua arte?.
In attesa di giudizio si potrebbe imporre agli imputati di scrivere a mano
su carta gialla cento milioni di volte questa semplice, stupenda verità.


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«PROCURAVANO LE UOVA MARCE DAGLI INCUBATOI DELLE AZIENDE»

Un?indagine destinata ad avere forti ripercussioni in tutto il settore
dolciario.

Da una parte aziende chiuse e macchinari sequestrati bloccano la
produzione
con inevitabili conseguenze per i dipendenti; dall?altra la paura dei
consumatori
di aver mangiato, per anni, dolci realizzati con vermi e muffe.
Mentre infuria la polemica, si delineano le posizioni dei 61 indagati dai
Nas di Bologna nell?ambito dell?operazione ?Fedro?, che ha permesso di
scoprire
una vasta organizzazione che si procurava delle uova marce o decomposte
dagli
incubatoi, fingeva di smaltirle come rifiuti pericolosi ma in realtà le
riutilizzava
per realizzare ovoprodotti che venivano venduti ad aziende dolciarie.
Le muffe, perciò, finivano nei biscotti, nella pasta all?uovo, nei gelati,
nelle merendine e anche nei panettoni.
Fra le 20 persone arrestate in tutto il Nord Italia - con altri sette
sospesi
dall?attività e nove aziende sequestrate - ci sono anche due vicentini.
Ettore Dall?Armellina, 54 anni, di Noventa, e Fiorenzo Bassetto, 44, di
Nanto,
sarebbero stati secondo gli inquirenti bolognesi delle figure di secondo
piano rispetto ai vertici dell?associazione a delinquere, che a loro non
viene contestata.
Ma il loro ruolo sarebbe stato determinante. Infatti i due tecnici
vicentini,
che sono tuttora ristretti ai domiciliari dopo che l?altra mattina i
carabinieri
di Noventa e Barbarano, con i marescialli Agnello e Montera, hanno
consegnato
l?ordinanza di custodia, sono accusati di aver procurato le uova dagli
incubatoi.

Bassetto, dipendente della ?Agricola Berica? di Monselice, lavorava come
tecnico esterno per il controllo della salubrità anche dell?incubatoio di
Montegalda, mentre a Dall?Armellina vengono contestati alcuni episodi
quando
lavorava, nel 2004, alle ex ?Fattorie Guglielmi? di Mantova.
Nel primo caso l?azienda è estranea all?inchiesta, nel secondo è stata
sequestrata
e altro personale è finito sul registro degli indagati.
Il noventano, secondo l?accusa, avrebbe avuto un ruolo
nell?approvvigionamento
delle uova e nella produzione degli ovoprodotti adulterati.
Da queste imputazioni potranno difendersi davanti al giudice.
L?interrogatorio
è stato fissato per martedì mattina a Vicenza. Gli indagati hanno
precisato
di essere estranei alle accuse. «Era solo un semplice impiegato - hanno
riferito
i famigliari di Dall?Armellina -, che ha lavorato a Mantova un anno. È
assurdo
contestargli di aver manipolato uova e prodotti».
Sulla vicenda è intervenuta anche Intesaconsumatori.
«Questa indagine dimostra come sia indispensabile introdurre nel nostro
paese
pene più severe per i reati alimentari e come sia urgente arrivare alla
creazione
di una Agenzia per la sicurezza alimentare, la cui assenza in Italia alla
luce degli ultimi avvenimenti rappresenta una grave irresponsabilità delle
nostre istituzioni. La cosa che lascia sconvolti è che le indagini dei Nas
sono partite due anni fa: questo significa che intanto milioni e milioni
di chili di prodotti alimentari pericolosi sono finiti sulle tavole degli
italiani, ignari di mangiare cibi prodotti con uova ammuffite e vermi. Una
quantità potenziale di cibo pericoloso così ingente da destare grande
preoccupazione».



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UOVA E ALIMENTI, È CACCIA AGLI INGANNI

Dopo le forniture avariate scoperte dai Nas, giro di vite dei carabinieri.
Gli operatori: «Si tratta di eccezioni»

PERUGIA - Sotto il guscio, il peggio. Ma anche sopra, sofisticazioni
pesanti.
Con aziende pronte a certificare falsamente smaltimento di uova marce come
rifiuto speciale e altre ditte impegnate a riprendere quegli scarti per
farli
diventare materia prima destinata a pasta e dolci. Associazione a
delinquere,
hanno scritto i magistrati di Bologna; un?inchiesta pari a quella del vino
al metanolo che sconvolse il Nord dell?Italia, hanno aggiunto i Nas, i
carabinieri
impegnati a scoprire i veleni nel piatto.
Due dei ventisette imprenditori indagati sono umbri, precisamente di Santa
Maria Rossa, e fanno parte del plotone degli arrestati.
Domattina Pasquale Marchesini e Ivano Baccelli, imprenditore il primo e
dipendente
l?altro, compariranno davanti al giudice per le indagini preliminari
Marina
De Robertis.
Li accompagnerà l?avvocato Valeriano Tascini.
Quasi in contemporanea i Nas dell?Umbria daranno il via ad una vasta e
capillare
operazione di controllo nei laboratori in cui vengono trasformati i
prodotti
alimentari. Vanno a caccia di inganni e di frodi, nella certezza di
trovarne
meno del solito: quando compaiono inchieste così devastanti come quella di
Bologna, i consumatori possono stare tranquilli perché arresti e sequestri
fanno da deterrente.

I due umbri fanno parte della ?Euroavi? e del giro che voleva la
trasformazione
in ovoprodotto (uovo liquido) di uova provenienti dal fondo dei magazzini
e dagli scarti delle incubatrici per pulcini.
In sostanza la ?Euroavi? invece di smaltire le uova di scarto delle
incubatrici
le consegnava, in cambio di denaro, all?azienda di Bologna, che poi le
rendeva
liquide (centrifugando anche il guscio), le mischiava con quelle buone e
le vendeva come prodotto fresco alle grandi imprese dolciarie pronte ad
utilizzarle
nei processi di lavorazione.
Uno scandalo.
Ma cosa diranno questa mattina i due umbri?
Probabilmente spiegheranno che la ?Euroavi?, già passata in molte mani,
aveva
un accordo ereditato dalla gestione precedente per il recupero di quei
prodotti
di scarto.
A tirare le fila era un intermediario che nelle carte dei Nas viene
indicato
come il ?signor Mancini?: era lui a ritirare la merce e a pagare.
I due tenteranno di spiegare di non essere stati a conoscenza della reale
destinazione delle uova di scarto, spesso interessate da muffe e vermi, ma
non facile sarà farsi credere: mai visto qualcuno che paga per ritirare
rifiuti
speciali, semmai vuol essere pagato adeguatamente per il disturbo.
Intanto gli altri produttori umbri di uova e allevatori di polli sono
allarmati.

In coro ricordano che si tratta di un caso isolato, che i controlli sono
così accurati che difficilmente si può barare, che di questi tempi è
tutt?altro
che conveniente farsi trovare con la frode sotto il guscio.
Certe macchie impiegano anni per sparire.

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BIOVO, DOMANI L'INTERROGATORIO

I dipendenti difendono la bontà del loro lavoro: «Qui ci sono controlli
rigorosi»


Si terrà nella mattinata di domani alle 10, nel carcere di Santa Bona a
Treviso,
l'interrogatorio dell'amministratore delegato della Biovo Spa Stefano
Balzan
da parte del Giudice per le indagini preliminari Valeria Castagna.
L'operazione dei Nas svolta nella prima mattinata di martedì, aveva
portato,
oltre all'arresto dell'amministratore anche al sigillo di due macchinari
all'interno dello stabilimento.Il giorno dopo il blitz dei Nas all'interno
degli stabilimenti della Biovo di Maser, le bocce rimangono piuttosto
cucite,
nessuno ha nè voglia nè intenzione di parlare se non per bocca
dell'avvocato
Pinelli e nelle sedi opportune.
Soltanto un dipendente si presta a un fugace quanto laconico commento, ma
le sue sono dichiarazioni di amarezza ed indignazione, perché a suo avvio,
si tratta soltanto di storie gonfiate.
L'uomo spiega: "Da questo stabilimento i Nas di Bologna non hanno portato
via neppure un uovo, eppure stamattina si leggeva di tutto, tutte notizie
che potrebbero infangare il nome della Biovo e di chi ci lavora" .

Lo stesso poi ha aggiunto: "Qui ci sono controlli rigorosi, sia dal
momento
in cui l'uovo entra in azienda, passando per la fase di lavorazione, e per
finire, come se non bastasse, viene controllato anche nel momento in cui
viene distribuito ed immesso sul mercato. In questa azienda lavorano anche
padri di famiglia, consapevoli di lavorare in un'azienda che segue
scrupolosamente
tutte le norme in materia di sicurezza e igiene alimentare".
I lavoratori insomma respingono ognuna delle ipotesi d'accusa, e dello
stesso
avviso sono anche i cittadini intervistati, ancora sorpresi ed increduli
per quanto successo ieri.
La faccenda ha suscitato un notevole clamore ma tutti prima di esprimersi
con un giudizio definitivo preferiscono attendere l'evolversi degli
eventi.

Intanto il LuogoTenente Salvatore Oliviero dei Nas di Bologna,
sinteticamente
conferma che l'operato del nucleo Antisofisticazione di martedì mattina
all'interno
dello stabilimento Biovo, ha portato i Carabinieri a mettere sotto sigillo
due macchinari, uno per la sgusciatura, l'altro per la pastorizzazione,
mentre
continuano a funzionare quelli per la divisione delle uova ed il
confezionamento.

Alla Biovo nel frattempo, si continua a lavorare.

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«DI SICURO UNA BOLLA DI SAPONE»

«Non ho ancora ricevuto alcuna comunicazione da parte dell'autorità
giudiziaria
o da qualche altro soggetto. Posso solo dire che Bassetto è una persona
seria
e fidato. Sono propenso a pensare che si tratti di un errore e che tutto
si risolverà in una grandissima bolla di sapone».

A parlare è il titolare dell'Agricola berica, con sede principale nel
padovano
a Monselice e filiali a Campiglia dei Berici e Montegalda, di proprietà
della
famiglia Nizzetto.
L'azienda, fra i principali produttori di carne avicola a livello
internazionale,
si trova suo malgrado coinvolta nell'operazione "Fedro" con la quale i Nas
di Bologna hanno smantellato un'organizzazione che "riciclava" uova marce
che finivano in merendine, gelati, dolci, pandoro, panettoni, pasta.
Fiorenzo Bassetto, dipendente dell'Agricola Berica, infatti è uno dei due
tecnici vicentini che l'altro ieri è stato sottoposto agli arresti
domiciliari.

Bassetto, 44 anni, residente a Nanto, è responsabile degli allevamenti
esterni,
fra cui l'incubatoio di Montegalda.
L'ipotesi accusatoria, formulata dalla procura felsinea, è che procurasse
all'organizzazione le uova putride contenenti anche feti di pulcini.
«Escludo nella maniera più assoluta che nella mia azienda si sia mai
verificato
qualcosa di irregolare. Noi vendiamo uova di seconda, quella che ci
arrivano
dai nostri impianti - afferma Nizzetto - le altre le distruggiamo seguendo
la prassi prevista».

L'altro vicentino finito sotto inchiesta abita a Noventa: si tratta di
Ettore
Dall'Armellina, 54 anni, che ha lavorato alla Bionatura Agroalimentare di
Morozzo in provincia di Cuneo, dove i Nas avrebbero riscontrato delle
gravissime
irregolarità dal punto di vista igienico-sanitario.
Bassetto e Dall'Allarmellina potranno chiarire la loro posizione martedì
prossimo, giorno fissato per l'interrogatorio per rogatoria davanti al gip
di Vicenza.

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UOVA, RESPINTI GLI ADDEBITI

MATELICA - L?attività del?azienda nel mirino degli investigatori che
sospettano
un commercio di uova avariate continua la sua attività, mentre il
magistrato
ha disposto la sospensione temporanea di L.B., dalla carica di
amministratore.

Il magistrato inquirente che conduce le indagini aveva chiesto, invece,
gli
arresti domiciliari, anche in considerazione del fatto che nell?ipotesi di
accusa vi è anche l?associazione a delinquere.
Evidentemente, il giudice ha ritenuto che non vi fossero gli estremi per
un provvedimento restrittivo, optando per un atto cautelativo.

L?indagato, che in questi giorni è all?estero e che si è affidato
all?avvocato
Giancarlo Nascimbeni, naturalmente rigetta ogni accusa, sia per quanto
riguarda
responsabilità dirette addebitate dagli inquirenti che per l?ipotesi
dell?associazione
a delinquere. Secondo il legale, infatti, delle persone indagate
l?amministratore
matelicese oggetto di indagine ne conoscerebbe soltanto una e per motivi
esclusivamente professionali.

L?indagine, come noto, è coordinata dalla procura di Bologna ed è condotta
dai Nas. Le ricerche hanno finora interessato sette regioni italiane:
emilia
Romagna, Lazio, Umbria, Marche, Lombardia, Piemonte e Veneto e vede
indagate
ventisette persone.

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SOTTO ESAME 5 INTERCETTAZIONI TELEFONICHE

La difesa chiede il dissequestro del macchinario per sgusciare le uova
«Non
c?è prova di adulterazione»

La procura di Bologna attende la documentazione dei carabinieri del Nas
che
l?altro ieri, con un?operazione che ha portato all?arresto ventisette
persone
e altre trentaquattro iscritte sul registro degli indagati, hanno bloccato
le produzioni di ovoprodotto (uova sgusciate) di tre aziende del Veronese,
l?agricola Tre Valli, la Pasquali e la Volcar.
Poi i magistrati inizieranno i primi interrogatori di manager e
industriali
che sono accusati di aver messo in commercio, tra il 2002 e il 2003,
prodotto
marcio finito nei cibi consumati dalla collettività.
I veronesi in carcere sono Luigi Pasquali, ex amministratore di Uovador,
e i fratelli Massimo e Stefano Volpato della Volcar. Agli arresti
domiciliari
è invece Graziano Muzzolon, ex direttore della Tre Valli, la cooperativa
del gruppo Veronesi. Per loro gli interrogatori di garanzia saranno
disposti
su rogatoria, di conseguenza potranno essere ascoltati negli uffici dei
giudici
per le indagini preliminari del tribunale di Verona.
Sul versante dell?indagine, ieri i vertici delle industrie nelle quali
sono
stati sequestrati macchinari per la produzione hanno preparato la
documentazione
per mettere in condizioni gli avvocati difensori di chiedere una revoca
della
misura.
Lo ha fatto il reparto amministrativo dell?Agricola Tre Valli e gli
avvocati
Tiburzio De Zuani e Apollinare Nicodemo hanno già chiesto al pubblico
ministero
Lorenzo Gestri di far togliere i sigilli soprattutto alla sgusciatrice,
macchinario
che consente di lavorare quindici milioni di uova alla settimana.
O, almeno, di consentirne il suo utilizzo.
I carabinieri del Nas di Bologna eseguirono i controlli all?Agricola Tre
Valli l?11 agosto 2003.
Trovarono tutto in ordine, ma chiesero di avere la documentazione relativa
ai rapporti commerciali con la Volcar. Infatti, oltre a produrlo, la Tre
Valli comprava ovoprodotto da altre aziende.
La difesa sostiene che non c?è alcun prelievo e analisi chimica che possa
provare un?adulterazione oppure la vendita di ovoprodotto marcio.
Dai controlli dell?Uls 20 eseguiti nell?estate 2003 non risulta nessuna
anomalia.
Ma la procura di Bologna basa la sua accusa su quattro o cinque
conversazioni
telefoniche tra l?ex direttore Muzzolon e la Volcar.
Si parla soprattutto di contestazioni da parte della Tre Valli per alcune
partite di ovoprodotto che, secondo l?azienda, non risultavano di buona
qualità.

L?accusa è convinta che si cercavano soluzioni nonostante tutti sapessero
che sarebbe stato impossibile riportare i valori del Ph e del residuo
secco
a una soglia accettabile e sufficiente per rientare nei limiti imposti
dalla
legge.
La difesa invece insiste che parte della merce non ritenuta idonea fu
restituita.

E rilancia con il dato relativo allo smaltimento di uova da parte
dell?Agricola
Tre Valli: cento tonnellate ogni trenta giorni soltanto nei primi mesi
dell?anno
scorso per tentare di far passare la tesi secondo la quale, qualora ci
fosse
stato interesse a immettere sul mercato prodotto adulterato, non si va a
gettare una simile quantità.
Il blocco dei macchinari per sgusciare le uova (l?ovoprodotto è usato per
fare la pasta, i dolci, tutti i cibi panati in confezione e così via) in
questo periodo natalizio avrà una ricaduta sul mercato.
Mancherà materia per circa il 40 per cento sul territorio nazionale ed è
già iniziato il monitoraggio dei prezzi che potrebbero aumentare
soprattutto
nel settore dolciario per gli alti consumi previsti per le prossime feste.


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«COINVOLTI A CAUSA DI UN VENDITORE»

In riferimento all?indagine compiuta dai Nas su ovoprodotti adulterati,
l?azienda
Agricola Tre Valli dichiara di essere estranea ai fatti avvenuti nel 2003
e precisa che il suo coinvolgimento nell?inchiesta dipende dall?aver avuto
rapporti commerciali con un?azienda fornitrice sottoposta a procedimento
giudiziario.

Per questa ragione la Tre Valli intende proporsi come parte lesa,
riservandosi
di adire le vie legali contro chi risultasse responsabile di aver
commercializzato
ovoprodotti che non rispettano le norme igienico-sanitarie.

«Tutti i prodotti acquistati provengono da filiere accuratamente
monitorate
e che hanno superato elevati standard di controllo e rigide verifiche
chimiche
e microbiologiche. La stessa bollatura sanitaria, effettuata dalle Asl
locali,
attesta l?idoneità al consumo degli ovoprodotti», spiega il portavoce
Francesco
Ballini, «noi confermiamo, la piena e totale collaborazione con l?autorità
giudiziaria e auspichiamo una rapida soluzione della vicenda».

«Noi siamo per fortuna coinvolti marginalmente perché abbiamo avuto
relazioni
commerciali con altri indagati», continua Ballini, comunque abbiamo già
presentato
istanza per il dissequestro di alcuni macchinari. Questo è il periodo di
massima produzione perché forniamo gli ovoprodotti a chi produce pandori
e panettoni, quindi essere bloccati è penalizzante. Inoltre abbiamo il
personale
che non può lavorare, le galline che comunque continuano a produrre uova
che debbono essere utilizzate. Speriamo che il dissequestro avvenga in
fretta,
ma stamattina (ieri per chi legge ndr) davanti al magistrato c?era la coda
di imprenditori che chiedevano i dissequestri. E il magistrato prima di
decidere
attende le relazioni dei Nas»

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MELEGATTI: CONTROLLI AUMENTATI E PRODOTTO GARANTITO

E Bauli rassicura i consumatori: «Usiamo un milione di uova al giorno e
sono
soltanto quelle fresche»

Per prima era intervenuta la Bauli e ieri è toccato alla Melegatti
rassicurare
i consumatori.
«Nulla cambia in casa Melegatti», si legge in una nota dell?azienda di San
Giovanni Lupatoto, «per quanto concerne la secolare qualità dei suoi
prodotti
riguardo i recenti avvenimenti che coinvolgono alcune aziende produttrici
di uova. Melegatti da sempre pone particolare attenzione alla selezione
delle
materie prime, sia per la qualità intrinseca dei prodotti che per
l?affidabilità
delle origini. Questi controlli sono negli ultimi anni aumentati e
migliorati
anche grazie ai recenti strumenti che permettono un migliore controllo
della
filiera. Melegatti -prosegue- è infatti certificata UNI EN ISO 9001:2000
e DTP1 Certiquality (no OGM) del 27/06/05 e pretende dai fornitori la
medesima
affidabilità comprovata da relative certificazioni di processo e di
prodotto,
tanto che è cura della Melegatti controllare puntualmente tutte le
forniture
attraverso analisi interne al momento dell?arrivo della merce per
garantire
al prodotto a marchio Melegatti e, conseguentemente, ai propri clienti
un?affidabilità
totale per altro comprovata dalla preferenza di oltre sei milioni di
famiglie
che ogni anno acquistano Melegatti».

Sull?operazione dei Nas, lo ricordiamo era intervenuta nella serata di
martedì
anche la Bauli, che aveva innanzitutto sottolineato di non conoscere
neppure
le aziende coinvolte nell?inchiesta del Nas.
«La Bauli utilizza fino a un milione di uova al giorno, ma solo fresche».
La rassicurazione era arrivata da Gastone Caprini, consigliere delegato
della
Bauli, l?azienda veronese leader nei prodotti da forno, che a Natale
sforna
30 milioni di pezzi tra pandori e panettoni.
«Le uova che noi usiamo», aveva proseguito, «non solo sono controllate
all?ingresso,
dai nostri laboratori, ma anche durante tutta la filiera, provenendo da
aziende
certificate. Inoltre devono essere uova con un massimo di tre giorni dal
momento della posa, come dimostrano le proteine che si riscontrano nelle
analisi di laboratorio solo sul prodotto fresco. Al di là del fatto che
un?azienda
di marca, come la nostra - aveva proseguito - rischia di fronte al
consumatore
mettendo il proprio nome sulla confezione, noi crediamo che i controlli di
filiera, come è stato sottolineato per il problema dell?aviaria, siano
l?unico
metodo che mette al riparo da ogni dubbio o problema. I prodotti e le
aziende
cui fa riferimento l?indagine dei Nas - aveva concluso Caprini - forse
rientrano
in quelli che potrebbero essere definiti canali alternativì».

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«SE VIENE PROVATO IL DOLO RICHIESTA DI DANNI PER CONCORRENZA SLEALE»

"Un incidente di percorso, ma la gente deve leggere i prodotti e diffidare
dai prezzi bassi. Chiedere i danni per concorrenza sleale? Perché no".
Sul caso "Biovo" intervengono due fra i massimi esperti locali cioè
Alessandro
Rocchetti titolare della Hartmann Italiana azienda che lavora sul settore
ovicolo e Flavio Sgambaro uno dei titolari della famosa Pasta Jolly nonché
responsabile per il settore alimentare di Unindustria.
"Il mercato ovicolo si divide in due filoni-spiega Rocchetti-quello in
guscio
che è il più protetto anche da un punto di vista naturale e quello
pastorizzato,
più esposto e toccato dallo scandalo di questi giorni. La crescente
domanda
di questi ultimi tempi ha fatto si, probabilmente che siano stati immessi
sul mercato prodotti mal acquistati. Questo però non va ad inficiare un
settore
che è sano. In Italia circolano 13 miliardi di uova l'anno e lo scandalo
Biovo può forse incidere per il 5 per mille. Per questo dico che si è
trattato
di un incidente di percorso".

Molto interessante da parte sua l'analisi di Flavio Sgambaro che spiega:"
Sto aspettando di avere alcuni dettagli sull'operazione e capire se il
materiale
è stato sequestrato ora o qualche tempo fa, perchè il magistrato ha
dichiarato
che la merce è stata bloccata prima che sia immessa sul mercato. Noi come
azienda da sempre siamo fautori della carta d'identità del prodotto che
vendiamo,
e sui nostri c'è. Un aspetto questo che ho più volte sottolineato anche in
associazione industriali. A questo proposito invito il consumatore a
leggere
a confrontare e soprattutto a diffidare dei prezzi bassi. Quello che è
successo
penso sia solo un caso ma se tutto venisse provato si potrebbe anche
studiare
la richiesta di eventuali danni per concorrenza sleale".

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E? PROPRIO UNA GRAN FRITTATA

CESENA - Il ?misto d?uovo? è stato messo al bando dalla cucina delle
scuole
cesenati. Anche se le partite più recenti di prodotto non sono state messe
?al bando? dai Nas e dall?Ausl (perchè non contaminate) il Comune di
Cesena
ha scelto, in via cautelativa, di sospendere la somministrazione della
partite
per le scuole in attesa di notizie più certe.
Tra i fornitori dell?Amministrazione, per le mense scolastiche, c?è anche
la ditta Caiconti di San Piero in Bagno di cui due gestori (fratelli) sono
uno agli arresti domiciliari ed uno in carcere dopo l?operazione dei Nas.

La cucina centralizzata che fornisce i pasti a scuole elementari e medie,
invece, non ha adottato nessun provvedimento perché non ha mai utilizzato
questo prodotto.
In serata, direttamente dall?assessorato competente, si è appreso come le
partite di uova pastorizzate in possesso del Comune non risultano tra
quelle
da porre sotto sequestro.
Malgrado questo il blocco rimane fino a notizie definitive e complete.Si
tratterebbe di una soluzione in qualche maniera ?tardiva?.
A denunciarlo è Gustavo Baronio (Udc).
?I primi controlli dei Nas che hanno avviato l?inchiesta risalgono due
anni
fa - dice Baronio -. In quel frangente fu ritrovata la situazione peggiore
sotto il profilo del tentativo di immettere sul mercato uova marce. In
questo
momento il Comune agisce sulla scorta dell?onda emotiva creata delle
notizie
stampa. Ma servirebbe intervenire sempre e nei momenti giusti. perché gli
organi di controllo ci sono e funzionano, anche senza bisogno di leggere
le cose sui giornali o vederle ai telegiornali?.
Baronio conosce l?argomento a menadito.
Nella vita è veterinario per L?Ausl ed è deputato a controlli simili al
pari
dei carabinieri.
Inoltre conduce anche un?attività di produzione di uova da destinare alla
rande industria.
Così la sua disamina non si ferma sul piano politico ma si allarga a
quella
di cittadino e lavoratore.
?Non parlo da politico in questo momento ma da imprenditore e privato
cittadino:
invito tutte le aziende oneste che lavorano nel comparto di produzione
delle
uova a costituirsi parte civile nella futura causa che verrà intentata
dalla
procura alle persone arrestate e denunciate. Io produco uova da destinare
a questo tipo di industrie. Allevandole con i polli ?a terra? ed in
massima
economia, spunto per un buon prodotto non più di 60 centesimi di euro al
chilo: un costo che è pressochè il pareggio di bilancio. A quanto pare
queste
aziende, per produrre il prodotto con uova marce, acquistano a 20
centesimi
al chilo. Oltre una sofisticazione alimentare mi sembra che si possa
profilare
anche un?ipotesi di concorrenza sleale. Anche le associazioni di categoria
dovrebbero costituirsi parte civile?.

Baronio è impietoso anche nei confronti delle aziende, e si tratta di
grandi
nomi dell?industria alimentare.
?Non mi si dica che questi signori non potevano sapere cosa acquistavano.
Sanno benissimo quanto costa produrre uova. E comprare ?misto d?uovo? o
?uova
pastorizzate? ad un prezzo basso significa azzardare qualcosa?.

Anche il Comune, dal canto suo, è intenzionato a rivalersi giuridicamente
in caso venga accertato che partite di uova pastorizzate acquistate in
passato
siano state del tipo adulterato.
Misto d?uovo che potrebbe essere stato a lungo in circolazione.
I primi controlli in zona dei Nas risalgono a due anni fa.
Dopo aver trovato la situazione agghiacciante descritta nel capo
d?imputazione
(uova marce, uova fecondate con pulcini quasi del tutto formati
all?interno,
uova ammuffite) le indagini sono proseguite nell?ombra per scoprire tutto
il giro d?affari con l?Italia e con l?estero che stava a monte dei
controlli
stesi.
Le aziende sottoposte a verifica due anni fa (compresa la Caiconti di San
Piero) nel frattempo hanno in gran parte sanato la propria posizione.
E questo è stato evidenziato da ulteriori controlli da parte dei Nas
sempre
in zona.A questo punto, probabilmente, il grosso dell?allarme risale a
partite
di molti mesi fa.
E minore sarebbe l?impatto dell?inchiesta nelle ultime partite di misto
d?uovo
consegnate da tutte queste aziende in Italia ed all?estero nell?ultimo
periodo.



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Leggi qui quel che è successo prima:

I NAS SEQUESTRANO 9 AZIENDE, UOVA MARCE PER ALIMENTI

36 arresti in 7 regioni. Uova putrefatte e destinate allo smaltimento
venivano
riciclate per la produzione di dolci, merendine, gelati, pandori,
panettoni
e per la preparazione della pasta all'uovo. Sequestrati 32 milioni di
uova,
60 tonnellate e mezzo di ovoprodotto, 2500 tonnellate di sottoprodotti
animali

07/12/2005





Il gazzettino, 8 dicembre 2005
Il messaggero, 8 dicembre 2005
Il gionela di Vicenza, 8 dicembre 2005
Il messaggero, 8 dicembre 2005
Il gazzettino, 8 dicembre 2005
Il gazzettino, 8 dicembre 2005
Corriere adriatico, 8 dicembre 2005
L'arena, 8 dicembre 2005
L'arena, 8 dicembre 2005
L'arena, 8 dicembre 2005
Il gazzettino, 9 dicembre 2005
Corriere di Romagna, 8 dicembre 2005
view post Posted: 11/10/2008, 09:53 Ludy76 - Presentazioni
Benvenuta nel forum Ludy!
view post Posted: 9/10/2008, 16:40 Budino di nocciole in tazza - Creme, Frappè, Mousse
Per: 6-8 persone
Sostanzioso
categoria: Dolci
costo: minimo
difficoltà: media
tempo di preparazione: 60'

Ingredienti Nocciole 100 gr
Zucchero 100 gr
Farina 20 gr
Tuorli 3
Latte 1/2 l
Panna montata 1/4

Preparazione Sbattere insieme uova e tuorli aggiungendo la farina ben setacciata.

Tostare leggermente le nocciole, togliere la pellicina strofinandole su un setaccio e tritarle finemente.

Scaldare il latte e aggiungete le nocciole, mescolare e versare il tutto sull'uovo sbattuto, mettere di nuovo sul fuoco e mescolare continuamente fino a che la crema non si sia addensata.

Toglierla dal fuoco e unire delicatamente la panna montata.

Versare il budino in tazze singole e passarle in frigo per circa 2 ore prima di gustarle.

Un consiglio Potete spolverare il budino con del cacao amaro o guarnirlo con della frutta magari con delle ciliegine.

Curiosità In alcune regioni italiane il budino è uno sformato di carne e di verdura o in gratin a strati.
view post Posted: 9/10/2008, 16:36 Crostini ai formaggi e erbe - Antipasti
Per: 4 persone
costo: Medio
difficoltà: facile
tempo di preparazione: 20'

Ingredienti Pane raffermo 8 fette
Ricotta 150 gr
Burro 30 gr
Formaggio caprino 100 gr
Olio extra vergine 2 cucchiai
Senape 1 cucchiaino
Salsa Worcester q.b.
Aglio 1 spicchio
Prezzemolo q.b.
Timo q.b.
Maggiorana q.b.
Cerfoglio q.b.
Sale q.b.
Pepe q.b.

Preparazione In un mix mettete i formaggi, l'olio, la senape, l'aglio, la salsa Worcester e le erbe, insaporite con sale e pepe e frullate il tutto fino ad otenere una salsa omogenea. Riponetela in frigo facendo attenzione a coprirla bene.

Eliminate la crosta del pane e tostate leggermente le fette. Spalmatele con il burro e poi con la salsa precedentemente preparata.

Guarnite con un pò di prezzemolo tritato.

Un consiglio Perchè la salsa prenda tutti i sapori delle erbe è consigliabile preparalra un giorno prima e lasciarla nel frigorifero.

Curiosità Aceto di malto, melassa, aglio, tamarindo, chiodi di garofano, scalogno. Questa è la salsa Worcester, che prende il nome da una città inglese.
view post Posted: 7/10/2008, 18:31 Prepariamo in casa il Didò - Rimedi & Segreti Della Nonna
ma che bella cavolo! a me piaceva tantissimo giocarci e fare tante belle formine!
view post Posted: 6/10/2008, 18:17 Petti di pollo al latte - Secondi
ottima questa ricetta la devo provare...io adoro le scaloppine!
view post Posted: 3/10/2008, 20:59 Torta dei cappuccini - Dolci
Per 4 persone:
200 gr di mandorle dolci,
6 uova,
50 gr di zucchero,
3 cucchiai e mezzo di pangrattato,
un pò di rhum, burro

Tritate le mandorle e unitele allo zucchero insieme a 2 uova intere, a 4 tuorli, al pangrattato inbevuto di rhum ed infine gli altri albumi montati a neve. Versate il composto in una tortiera unta di burro, dal diametro di 25 cm, mettete in forno per circa mezz'ora a temperatura 175° e quando si sarà dorata per bene sarà pronta.
view post Posted: 3/10/2008, 20:50 Acciughe al limone - Antipasti
INGREDIENTI

2 Limoni (o Aceto Di Vino Bianco),
2 Cipolline Fresche,
Prezzemolo,
Olio D'oliva,
Sale

PREPARAZIONE

Pulite le acciughe aprendole con le mani dalla parte della pancia. Eliminate la testa e la lisca centrale, lavatele accuratamente e asciugatele con carta da cucina. Allineate i filetti in una pirofila o in una fondina, salateli appena e copriteli con abbondante succo di limone filtrato o se preferite con dell'aceto di vino bianco. lasciate marinare per un giorno al fresco. Sgocciolate le acciughe dalla marinata, disponetele nel piatto da portata, cospargetele di prezzemolo tritato e di cipolline affettate a velo. irrorate con olio e servite subito.

vini di accompagnamento: Cinqueterre DOC, Aquileia Riesling Renano DOC, Gravina DOC.
159 replies since 5/4/2005