deevasole |
|
| ODE ALL'ARANCIA A somiglianza tua, a tua immagine, arancia, si fece il mondo: rotondo il sole, circondato per spaccarsi di fuoco: la notte costellò con zagare la sua rotta e la sua nave. Così fu e così fummo, oh terra, scoprendoti, pianeta arancione. Siamo i raggi di una sola ruota divisi come lingotti d’oro e raggiungiamo con treni e con fiumi l’insolita unità dell’arancia.
Patria mia, gialla chioma, spada dell’autunno, quando alla tua luce ritorno, alla deserta zona del salnitro lunare, alle difficoltà strazianti del metallo andino, quando penetro il tuo contorno, le tue acque, lodo le tue donne, guardo come i boschi equilibrano uccelli e foglie sacre, il frumento si accumula nei granai e le navi navigano per oscuri estuari, comprendo che sei, pianeta, un’arancia, un frutto del fuoco.
Sulla tua pelle si riuniscono i paesi uniti come settori di un solo frutto, e Cile, al tuo fianco, elettrico, incendiato sopra il fogliame azzurro del Pacifico è un largo recinto di aranci.
Arancione sia la luce di ciascun giorno, e il cuore dell’uomo, i suoi grappoli, acido e dolce siano: sorgente di freschezza che abbia e che preservi la misteriosa semplicità della terra e la pura unità di un’arancia
Pablo Neruda 1956
|
| |