~ Oggi Cucino Io! ~

Ode a...

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deevasole
view post Posted on 9/7/2008, 18:52




ODE AL VINO



Der resto tu lo sai come me piace!
quanno me trovo de cattivo umore un buon goccetto m'arillegra er core, m'empie de gioja e me ridà la pace;
nun vedo più nessuno e in quer momento dico le cose come me la sento…


Trilussa






Edited by deevasole - 22/11/2009, 20:49
 
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deevasole
view post Posted on 11/7/2008, 14:02




ODE AL MURATORE TRANQUILLO

Il muratore
dispose
i mattoni.
Mescolò la calce, lavorò
con sabbia.

Senza fretta, senza parole,
fece i suoi movimenti
alzando la scala,
livellando
il cemento.

Omeri rotondi, sopracciglia
sopra degli occhi
seri.

Lento andava e veniva
nel suo lavoro
e dalla sua mano
la materia
cresceva.
La calce coprì i muri,
una colonna
alzò il suo lignaggio,
i soffitti
impedirono la furia
del sole esasperato.

Da una angolo all’altro andava
con
tranquille mani
il muratore
spostando
materiali.
E alla fine
della
settimana,
le colonne,
l’arco,
figli di
calce, sabbia,
sapienza e mani,
inaugurarono
la semplice fermezza
e la freschezza.

Ahi, che lezione
mi dette col suo lavoro
il muratore tranquillo
!


Pablo Neruda
 
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deevasole
view post Posted on 21/7/2008, 19:05




ODE AL POMODORO

In un tempo assai lontano
dove bene non si sa
c'era un piccolo di umano
la sua storia eccola qua
Lui Cristofor si chiamava
cio' non getti in confusione
ed il tempo suo passava
tutto il giorno sul pennone

ma al momento di mangiare
c'era sempre qualche cosa
un lamento senza posa
sempre pronto a criticare!
lo spaghetto, anche se al dente
cosi' bianco e' deprimente!
e il panino col prosciutto
cosi' solo e' troppo asciutto!

soprattutto la fresella
pan bagnato e niente piu'
anche con la mozzarella
chi vuoi che la mandi giu'?

Pomodoro Sammarzano
ci vorresti proprio tu
per la gioia dell'umano
con il riso fai il sartu'
ma cos'era il pomodoro
tutti allora lo ignoravan
e il futuro commodoro
pei fondelli lo pigliavan

Ma Colombo continuava
col suo sogno ad occhi aperti
e tre navi preparava
e dei marinai esperti


Questo ormai lo sanno tutti
che l'America trovo'
e con piante fiori e frutti
verso casa ritorno'
la regina domandava:
"Mi hai portato tanto oro?"
e lui fiero le mostrava
un rotondo pomodoro.

Pomodoro Sammarzano
Finalmente ti ho trovato
ti mangiamo piano piano
sei la gioia del palato!

Pomodoro, pomodoro
tu sei rosso urliamo in coro
che sia oblungo oppure tondo
fai felice tutto il mondo

Sposi ben la mozzarella
rendi viva la fresella
cosa dir degli spaghetti,
che col rosso son perfetti?

Sfilatino col prosciutto
finalmente non e' asciutto
e al formaggio col panino
dai un sapore sopraffino!

Pomodoro Sammarzano
finalmente ora ci sei
col sapore sovrumano
cibo degno degli dei!


fonte alessandra blue
 
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deevasole
view post Posted on 21/7/2008, 22:23




ODE TO TOMATOES

The street
filled with tomatoes,
midday,
summer,
light is
halved
like
a
tomato,
its juice
runs
through the streets.
In December,
unabated,
the tomato
invades
the kitchen,
it enters at lunchtime,
takes
its ease
on countertops,
among glasses,
butter dishes,
blue saltcellars.
It sheds
its own light,
benign majesty.
Unfortunately, we must
murder it:
the knife
sinks
into living flesh,
red
viscera
a cool
sun,
profound,
inexhaustible,
populates the salads
of Chile,
happily, it is wed
to the clear onion,
and to celebrate the union
we
pour
oil,
essential
child of the olive,
onto its halved hemispheres,
pepper
adds
its fragrance,
salt, its magnetism;
it is the wedding
of the day,
parsley
hoists
its flag,
potatoes
bubble vigorously,
the aroma
of the roast
knocks
at the door,
it's time!
come on!
and, on
the table, at the midpoint
of summer,
the tomato,
star of earth, recurrent
and fertile
star,
displays
its convolutions,
its canals,
its remarkable amplitude
and abundance,
no pit,
no husk,
no leaves or thorns,
the tomato offers
its gift
of fiery color
and cool completeness.

Pablo Neruda
 
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deevasole
view post Posted on 19/9/2008, 12:33




ODE A SETTEMBRE



Mese di bandiere,
mese secco, mese
bagnato,
con quindici giorni verdi,
con quindici giorni rossi,
a metà
ti esce fumo
dal tetto,
poi
apri d’improvviso le finestre,
mese un cui spunta al sole
il fiore dell’inverno
e bagna una volta di più
la sua piccola
corolla temeraria,
mese attraversato da mille
frecce di pioggia
e da mille
lance di sole bruciante,
settembre,
perché balli,
la terra
mette sotto i tuoi piedi
il festival d’erba
dei sui pascoli,
e nella tua testa
un arcobaleno pazzo,
un nastro celeste
di chitarra.

Balla, settembre, balla
con i piedi della patria,
canta, settembre, canta
con la voce
dei poveri:
altri
mesi
sono lunghi
e nudi,
altri
sono gialli,
altri vanno a cavallo verso la guerra,
tu, settembre,
sei un vento, un rapimento,
una nave di vino.

Balla,
nelle strade,
scendi
con il mio popolo,
scendi con il Cile, con
la primavera,
coronati
di pampini copiosi
e di pesce fritto.
Togli dalla cassapanca
le tue
bandiere
scompigliate,
togli dal tuo suburbio
una camicia,
dalla tua miniera
vestita a lutto
un paio
di rose,
dal tuo abbandono
una canzone fiorita,
dal tuo petto che lotta
una chitarra,
e il resto
il sole,
il cielo puro
della primavera,
la patria lo anticipa
perché qualcosa
ti suoni nelle tasche:
la speranza
.



Pablo Neruda

 
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deevasole
view post Posted on 1/10/2008, 13:32




Ode all'autunno


Ah, quanto tempo
si è
potuto vivere,
terra,
senza autunno!
Ah, che naiade
oppressiva
la primavera
con i suoi scandalosi
capezzoli
che mostra in tutti
gli alberi del mondo,
e quindi
l'estate,
grano,
grano,
intermittenti
grilli,
cicale,
sudore sfrenato.
Poi,
l'aria
reca di mattina
un vapore di pianeta.
Da altra stella
cadono gocce d'argento.
Si respira
il cambiamento
delle frontiere,
dell'umidità del vento
dal vento alle radici.
Qualcosa di sordo, profondo,
lavora sottoterra
stivando sogni.
L'energia si raggomitola,
la catena
delle fecondazioni
arrotola
i suoi anelli.
Modesto è l'autunno
come i taglialegna.
Costa molto
togliere tutte le foglie
da tutti gli alberi
di tutti i paesi.
La primavera
le cucì in volo
e ora
bisogna lasciarle
cadere come se fossero
uccelli gialli:
Non è facile.
Serve tempo.
Bisogna correre per
le strade,
parlare lingue,
svedese,
portoghese,
parlare la lingua rossa,
quella verde.
Bisogna sapere
tacere in tutte
le lingue
e dappertutto,
sempre,
lasciare cadere,
cadere,
lasciare cadere,
cadere
le foglie.

Difficile
è
essere autunno,
facile essere primavera.
Accendere tutto
quel che è nato
per essere acceso.
Spegnere il mondo , invece,
facendolo scivolare via
come se fosse un cerchio
di cose gialle,
fino a fondere odori,
luce, radici,
e a far salire il vino all'uva,
coniare con pazienza
l'irregolare moneta
della cima dell'albero
e spargerla dopo
per disinteressate
strade deserte,
è compito di mani
virili.

Per questo,
autunno,
compagno vasaio,
costruttore di pianeti,
elettricista,
conservatore del grano,
ti dò la mia mano da uomo
a uomo
e ti chiedo di invitarmi
a uscire a cavallo
per lavorare insieme a te.
Ho sempre voluto
essere l'apprendista
dell'autunno
essere il piccolo parente
del laborioso
meccanico delle cime,
galoppare per la terra
distribuendo
oro,
oro inutile.
Ma, domani,
autunno,
ti aiuterò a ripartire
foglie d'oro
ai poveri della strada.

Autunno, buon cavaliere,
galoppiamo,
prima che ci sorprenda
il nero inverno.
E' duro
il nostro lungo lavoro.
Andiamo
a preparare la terra
e a insegnarle
a essere madre,
a riparare le sementi
che nel suo ventre
dormiranno protette
da due cavalieri rossi
che girano per il mondo:
l'apprendista dell'autunno
e l'autunno.

Così dalle radici
oscure e nascoste
potranno uscire danzando
la fragranza
e il velo verde della primavera.



Pablo Neruda

 
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deevasole
view post Posted on 19/11/2008, 15:02




ODE ALL'ARANCIA


A somiglianza tua,
a tua immagine,
arancia,
si fece il mondo:
rotondo il sole, circondato
per spaccarsi di fuoco:
la notte costellò con zagare
la sua rotta e la sua nave.
Così fu e così fummo,
oh terra,
scoprendoti,
pianeta arancione.
Siamo i raggi di una sola ruota
divisi
come lingotti d’oro
e raggiungiamo con treni e con fiumi
l’insolita unità dell’arancia.

Patria
mia,
gialla
chioma,
spada dell’autunno,
quando
alla tua luce
ritorno,
alla deserta
zona
del salnitro lunare,
alle difficoltà
strazianti
del metallo andino,
quando
penetro
il tuo contorno, le tue acque,
lodo
le tue donne,
guardo come i boschi
equilibrano
uccelli e foglie sacre,
il frumento si accumula nei granai
e le navi navigano
per oscuri estuari,
comprendo che sei,
pianeta,
un’arancia,
un frutto del fuoco.

Sulla tua pelle si riuniscono
i paesi
uniti
come settori di un solo frutto,
e Cile, al tuo fianco,
elettrico,
incendiato
sopra
il fogliame azzurro
del Pacifico
è un largo recinto di aranci.

Arancione sia
la luce
di ciascun
giorno,
e il cuore dell’uomo,
i suoi grappoli,
acido e dolce siano:
sorgente di freschezza
che abbia e che preservi
la misteriosa
semplicità
della terra
e la pura unità
di un’arancia


Pablo Neruda
1956

 
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deevasole
view post Posted on 30/11/2008, 20:03




Ode alla Polpetta

A te cara mia polpetta
calda buona e rotondetta
questi versi ho dedicato
pel tuo gusto prelibato
tu sei tutta cipollosa
mangerotti senza posa
col tuo bel color marrone
oh mi induci in tentazione!
non resisto devo farlo
mordicchiarti come un tarlo

tanto morbida e croccante
piaci anche all'elefante
il sapore sopraffino
fa impazzire il porcospino
e con l'aglio antivampiro
fai svegliare pure il ghiro
tanto tanto parmigiano
come vuole il bel fagiano
con le uova che ci metto
fo contento anche il furetto
macinata a profusione
carne per il re leone
inzuppato e poi strizzato
pane vuole il corvo alato
tutti insieme gli ingredienti
anche i gatti fan contenti
friggi a lungo, senza fretta
ed ottieni la polpetta

se la tagli col coltello
puo' mangiarla anche il fringuello
sollevata col cucchiaio
sfama tutto un formicaio
e infilzata su forchetta
la divora la moffetta
ma mangiata con le mani
fa la gioia degli umani
Ora smetto di lodarla
corro presto a prepararla!!


AlessandraBlue

 
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deevasole
view post Posted on 26/2/2009, 13:21




ODE ALLA SPERANZA



Crepuscolo marino,
in mezzo
alla mia vita,
le onde come uve,
la solitudine del cielo,
mi colmi
e mi trabocchi,
tutto il mare,
tutto il cielo,
movimento
e spazio,
i battaglioni bianchi
della schiuma,
la terra color arancia ,
la cintura
incendiata
del sole in agonia,
tanti
doni e doni,
uccelli
che vanno verso i loro sogni,
e il mare, il mare,
aroma
sospeso,
coro di sale sonoro,
e nel frattempo,
noi,
gli uomini,
vicino all'acqua,
che lottiamo
e speriamo
vicino al mare,
speriamo.

Le onde dicono alla costa salda:
Tutto sarà compiuto


Pablo Neruda

 
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deevasole
view post Posted on 12/3/2009, 21:05




ODE AL MERLOT

Non è proprio un vino nobile, il Merlot,
ma da mense, sincero e popolare.
Perciò mi piace più di altri.

Ha la tinta del temporale la sua uva,
grani fitti e lucenti il grappolo, come
il rosario consunto di un devoto, beccolato, qua e là

dai merli, così golosi di bacche
e preghiere, di fiabe. E proprio
come dentro una fiaba vi ritrovo tutti qui

seduti attorno al tavolo della casa
vecchia (quella persa in fondo ai Palù, in mezzo
ai campi, persa dentro un crampo

della mia memoria): tu, bisnonna Irma,
lì, con un bicchiere di merlot allungarti
la minestra; e tu, nonno Attilio, polenta

intinta nella chicchera di vino prima
del radicchio; lo zio Lillo, poi, il povero
tardo della famiglia: frantumare un blocco

di ghiaccio col martello, in cortile, e con
un bicchiere di quel vino farsi in casa
la granatina, allungarmi il cucchiaino

quando gli altri non vedevano: "assaggia,
dài che il vino fa sangue", io un bambino
convinto che l'odore vero del mondo

fosse quello della terra e dell'erba, o quello
aspro di quel vino violaceo. Vi scorgo, e
mentre vi faccio ciao siete già sbiaditi,

cari ultimi attori di una vita che sapeva
ancora di pioggia e letamai, di sudore e calli,
di silenzi. Vi saluto, con queste parole

antiche che intingo anch'io nel merlot, in
questo vino scuro di operai e muratori, compagno di
fatiche e formaggio, di pane e mortadella.


Fabio Franzin

 
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deevasole
view post Posted on 15/5/2009, 20:22




ODE ALL'OLIO

Vicino al rumoroso
cereale, alle onde
del vento nell’avena,

l’olivo

di volume argentato,
severo nel suo lignaggio,
nel suo contorto
cuore terrestre:
le gracili
olive
levigate
dalle dita
che fecero
la colomba
e la chiocciola
marina:
verdi,
innumerevoli,
purissimi
capezzoli
della natura,
e lì
nei
secchi
uliveti,
dove
solamente
cielo azzurro con cicale,
e terra dura
esistono,

il prodigio,
la capsula
perfetta
dell’oliva
riempie
con le sue costellazioni il fogliame:
più tardi
l stoviglie,
il miracolo,
l’olio.

Io amo
le patrie dell’olio,
gli uliveti
di Chacabuco, in Cile,
la mattina
le piume di platino
forestali
contro le grinzose
cordigliere,
in Anacapri, in alto,
sopra la luce tirrena,
la disperazione degli olivi,
e nella mappa d’Europa,
Spagna,
cesta nera di olive
sparse per le zagare
come per una raffica marina.

Olio,
recondita e suprema
condizione della pentola,
piedistallo di perdizione,
chiave celeste della maionese,
soave e saporoso
sopra le lattughe
e soprannaturale nell’inferno
degli arcivescovili aterini. (*)
Olio, nella nostra voce, nel
nostro coro,
con
intima
soavità poderoso
canti:
sei idioma
casigliano:
hai sillabe di olio,
hai palpebre
utili ed odorose
come la tua fragrante materia.
Non canta soltanto il vino,
canta anche l’olio,
vive in noi con la sua luce matura
e tra i beni della terra
separo,
olio,
la tua inesauribile pace, la tua essenza verde,
il tuo colmo tesoro che discende
dalle sorgenti dell’olivo.


Pablo Neruda

 
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deevasole
view post Posted on 7/10/2009, 21:46




ODE ALLA MELA


Quando addentiamo
la tua rotonda innocenza
torniamo per un istante
ad essere
creature appena create...
...Io voglio
un'abbondanza totale....
voglio una città, una repubblica,
un fiume Mississipi
di mele,
e sulle sue sponde
voglio vedere
ogni popolo
del mondo
unito, riunito,
nel gesto più semplice dela terra:

mordere una mela.


Pablo Neruda

 
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deevasole
view post Posted on 22/11/2009, 20:47




ODE AL CHIARORE

La burrasca ha lasciato
sull'erba.
fili di pino, aghi,
e il sole nella coda del vento.
Un azzurro marcato
riempie il cielo.

Oh giorno pieno,
oh frutto
dello spazio,
il mio corpo è una coppa
in cui la luce e l'aria
cadono come cascate.
Tocco
l'acqua del mare.
Sapore
di fuoco verde,
di bacio vasto e amaro
hanno le onde nuove
di questo giorno.
Intrecciano la loro trama d'oro
le cicale
nell'altezza sonora.
La bocca della vita
bacia la mia bocca.
Vivo,
amo
e sono amato.
Ricevo
in me quanto esiste.
Sono seduto
su una pietra:
in lei
toccano
le acque e le sillabe
della selva
il chiarore ombroso
della sorgente che viene
a trovarmi.
Tocco
il tronco del cedro
le cui rughe mi parlano
del tempo e della terra.
Cammino
e vado con i fiumi
cantando
con i fiumi,
ampio, fresco e aereo
in questo nuovo giorno,
e lo ricevo,
sento
come
mi entra nel petto, guarda coi miei occhi.

lo sono,
io sono il giorno,
sono
la luce.
Per questo
ho
doveri di mattina
impegni di pomeriggio.
Devo
andare
con il vento e l'acqua,
aprire finestre,
abbattere porte,
rompere muri,
illuminare angoli.

Non posso
starmene seduto.
A presto.
Domani
ci rivedremo.
Oggi ho molte
battaglie da vincere.
Oggi ho molte ombre
da squarciare e sconfiggere.
Oggi non posso
stare con te, devo
portare a termine il mio compito
di luce:
andare e venire per le strade,
le case e gli uomini
sconfiggendo
l'oscurità. lo devo
farmi in mille
finché tutto sia giorno,
finché tutto sia chiarore
e allegria sulla terra.


Pablo Neruda

 
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givian
view post Posted on 19/3/2011, 22:58




Ode al carciofo

Il carciofo dal tenero cuore si vestì da guerriero,
ispida edificò una piccola cupola,
si mantenne all'asciutto sotto le sue squame,
vicino al lui i vegetali impazziti si arricciarono,
divennero viticci,
infiorescenze commoventi rizomi;
sotterranea dormì la carota dai baffi rossi,
la vigna inaridì i suoi rami dai quali sale il vino,
la verza si mise a provar gonne,
l'origano a profumare il mondo,
e il dolce carciofo lì nell'orto vestito da guerriero,
brunito come bomba a mano,
orgoglioso,
e un bel giorno,
a ranghi serrati,
in grandi canestri di vimini,
marciò verso il mercato a realizzare il suo sogno:
la milizia.
Nei filari mai fu così marziale come al mercato,
gli uomini in mezzo ai legumi coi bianchi spolverini erano i generali dei carciofi,
file compatte,
voci di comando e la detonazione di una cassetta che cade,
ma allora arriva Maria col suo paniere,
sceglie un carciofo,
non lo teme,
lo esamina,
l'osserva contro luce come se fosse un uovo,
lo compra,
lo confonde nella sua borsa con un paio di scarpe,
con un cavolo e una bottiglia di aceto finché,
entrando in cucina,
lo tuffa nella pentola.
Così finisce in pace la carriera del vegetale armato che si chiama carciofo,
poi squama per squama spogliamo la delizia e mangiamo la pacifica pasta
del suo cuore verde.

Pablo Neruda
 
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14 replies since 9/7/2008, 18:48   795 views
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