| New York, Tokyo, Parigi. E a Milano? Tutti in coda per la terza insegna in Ticinese. Presto la quarta. Segreti e strategie di due giovani soci torinesi Com' è glam il cono di Grom
Cosa c' è dentro, e dietro, il «gelato più buono del mondo» Noi mondani? Macché siamo fidanzatissimi. Adesso sto cercando 30 ettari per allevare le mucche Jersey, per il nostro fiordilatte
«E poi siamo stati da Grom ... o mio Dio ma cos' è quel sapore? Viene dai boschi?» L' olfatto stupito di Sarah Jessica Parker, intervistata da Mtv sulle sue vacanze italiane, la dice lunga. La diva dinoccolata- chic di «Sexy & The City», avrà scelto con probabilità il gusto sorbetto alla fragola ottenuto da quattro antiche coltivazioni: Mara de Bois, Ciflorette, Mathis e Annabelle. O forse il lampone, una crema leggerissima di frutti raccolti nella Valle dei Mocheni, in Trentino. Il segreto dei torinesi Federico Grom, 35 anni, e Guido Martinetti, 33 - analista finanziario l' uno, enologo l' altro, almeno prima di buttarsi nell' attività di gelatai - sta tutto nella scelta delle materie prime. Pistacchi di Bronte, limoni di Amalfi, uova biologiche: oggi i due soci-amici - variante «dolciaria» dell' accoppiata d' oro di Google Larry Page e Sergey Brin - , partiti con un investimento iniziale di 30 mila euro a testa, condividono un vero impero. Un laboratorio centrale di produzione fuori Torino, 3 punti vendita nel nel mondo (a Parigi, a New York e a Tokyo) e 22 sparsi nell' Italia del Centro Nord. A Milano, l' ultima inaugurazione una settimana fa, in corso di Porta Ticinese 51: decine di persone in fila, come tradizione di ogni inaugurazione delle gelaterie Grom celebrate da Le Monde e dal New York Times. «L' attesa è colpa della mancanza di emulsionanti: per fare il gelato più buono del mondo abbiamo scelto di non usarli, ma la crema risulta più dura da girare, e i tempi dalla carapina (il contenitore cilindrico per il gelato, ndr) al cono sono un po' rallentati...». Così spiega Federico Grom, che a giugno inaugurerà con il suo socio un' altra gelateria in corso Buenos Aires. La prima l' hanno aperta nell' aprile 2005 nella borghesissima via Alberto Da Giussano, poi via Santa Margherita, accanto alla Scala. Ogni volta metri di coda, forse per quella vecchia storia degli emulsionanti, forse perchè i milanesi si confermano estimatori del buon gelato «e lo sanno riconoscere». Secondo la «Guida alle migliori gelaterie di Milano» scritta dal critico enogastronomico Paolo Marchi (vedi box), in città si producono ogni anno 15 mila tonnellate di gelato artigianale e ogni milanese si lappa 74 coni. Eppure Milano, con 500 insegne, per i due manager-gelatai è terza, in fatto di consumi, dopo New York e Tokyo. «In Giappone abbiamo aperto tre settimane fa: 100 metri di coda. Vanno letteralmente pazzi per la frutta: ho visto pagare due meloni 150 euro», dice Federico Grom. I prezzi dei suoi coni sono più contenuti: 2,50 euro il piccolo, 3,50 il grande; un chilo di gelato costa 24 euro. Poco più della media: ma il sovrapprezzo è giustificato da una ricerca maniacale dell' alta qualità. Lo scorso anno, per esempio, per grattugiare a mano i limoni di Amalfi - acidità bassa e scorza spessa - sono stati spesi 178 mila euro: «Ogni giorno ci lavoravano sei persone, ma non abbiamo mai pensato di risparmiare usando emulsioni o succedanei». Ora Grom è in cerca di un terreno di 30 ettari nelle pianure torinesi, per allevare mucche «serene e sane» per il suo Fiordilatte. «Non le Frisone, ma le Jersey, dall' isoletta nel canale della Manica: fanno meno latte, ma più delicato». La quantità non è la fissazione dei due soci: ogni anno ricevono 5000 richieste di franchising, che puntualmente rifiutano. L' idea è mantenere standard elevati, recuperando le materie prime dai presidi Slow Food e curando personalmente i frutti della tenuta biologica a Costigliole d' Asti «Mura Mura», dove hanno piantato peschi, albicocchi e peri. Che il loro gelato diventi un po' «troppo» alla moda, non li preoccupa. La mondanità non è cosa loro: «Io e Guido siamo "sposati" tra di noi e fidanzati con due sante. Fino a ieri giravo con un furgone. Ho capito di essere diventato ricco quando ho potuto comperare il trattore dei miei sogni per la nostra tenuta».
(corrieredellasera)
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